
I maggiori produttori al mondo di olio di oliva si affacciano sul mar Mediterraneo, i primi tre in ordine sono Spagna, Italia (siamo anche i maggiori consumatori al mondo) e Grecia.
La regolamentazione europea è molto ferrea sulle denominazioni e le etichette per l’olio di oliva, per cercare di preservare un prodotto che, solo tra i primi 3 produttori mondiali occupa in Europa una percentuale che oscilla intorno al 60 % del mercato globale.
Come abbiamo detto, l’Italia è il secondo produttore mondiale, da poco scesa di un gradino rispetto agli iberici, con una produzione media di oltre 464 mila tonnellate. Due terzi della produzione italiana diviene olio extravergine di oliva, con il vanto di 41 denominazioni DOP e una IGP.
Per la preferenza di climi miti della pianta di olivo, la sua diffusione sul territorio italiano è maggiore nelle regioni del sud ma la sua coltivazione sta aumentando negli ultimi anni in Liguria e in zone più miti come le colline del lago di Garda. Tra piccole, medie e grandi aziende, in Italia possiamo contare più di un milione di aziende che si occupano di olivicoltura.
Come abbiamo accennato, le regioni del sud hanno una produzione molto vasta, le troviamo infatti ai primi posti: Puglia, Calabria e Sicilia sui primi tre gradini del podio mentre al quarto posto troviamo la Campania. La prima regione del centro è il Lazio in quinta posizione mentre la prima regione del nord è la Liguria in undicesima posizione. Anno dopo anno però si nota una rapido e cospicuo aumento della produzione di olio di oliva in Lombardia.
Nonostante la Carta di identità degli oli extravergine di oliva, nonostante le diverse proposte di legge e nonostante le azioni di consorzi che stanno cercando di valorizzare un prodotto di qualità unica al mondo, purtroppo l’olio italiano venduto nel mondo spesso non proviene dal Bel Paese. Occorre che sia redatto e accettato un documento unico internazionale sulle caratteristiche dell’olio di oliva extra vergine e che ci siano severe norme a impedire la contraffazione e il giro di rincari fatto da parte degli importatori per veder valorizzato davvero l’olio italiano.
La realtà di oggi ci dice che produttori come noi si distinguono nel mondo per la qualità del prodotto che vuol dire qualità e passione nel lavoro svolto.
Vengono poi rivenduti sul mercato (sia estero che italiano) come oli “made in Italy” o imbottigliati in Italia, con considerevoli rincari da parte degli importatori e dei distributori.
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